Il tema è il corpo, il bisogno che ha di incontrare, le connessioni e gli scambi fra esseri umani.
Il ruolo del corpo è spesso sottovalutato e nel 2020 è stato addirittura dismesso completamente. Parole come vicinanza, prossimità e contatto hanno perso di significato.
È dalla lontananza, dall’assenza del corpo dell’altro che è nato il progetto icorpidicono.
Dalla convinzione che sia necessario e imprescindibile incontrare.
Sono diventati una mostra, un racconto che è allo stesso tempo unico e collettivo.
Esprimono le ansie, le paure, i desideri, le angosce, i sogni, le aspettative, le gioie, i dolori e i progetti delle persone, un magma di storie e di scorci di vita dal punto di vista del corpo che aspettano di essere letti.
I corpi parlano, ci svelano cose, hanno il desiderio di dire.
E dal momento che siamo convinti che i corpi siano poco o per nulla ascoltati, abbiamo deciso di scendere in strada e raccogliere la loro voce.
Abbiamo posto una semplice domanda:
Le persone hanno scritto la propria risposta, lo hanno fatto a mano, con l’unicità della propria grafia, e hanno imbucato in una scatola il loro messaggio.
Insieme formano un sismografo potente che vibra e dice come stiamo. Cosa sentiamo.
La mostra è una grande pagina tridimensionale che si trasforma di volta in volta, dove il pubblico può riconoscersi, emozionarsi, perdersi e anche scappare.