Quando si parla di creatività si pensa in genere ad artisti, scrittori, musicisti. Anche, ma non solo. Ogni volta che applichiamo un nuovo approccio ad una situazione, che risolviamo un problema in maniera innovativa, che pensiamo fuori dagli schemi, attingiamo alla nostra creatività.
Spesso nelle aziende la creatività viene vista più come una caratteristica personale che come una competenza. Ci sono le persone creative, e poi ci sono gli altri.
Si fa ancora fatica a concepirla come una competenza che prevede la conoscenza di determinati meccanismi come succede per molti altri processi aziendali.
Allenare la creatività vuol dire, quindi, allenare le persone a pensare in modo nuovo, attivare l’immaginazione e prendere in considerazione prospettive non ancora esplorate.
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«Nulla garantisce che chi non è creativo lavorando da casa lo sia se tornasse in ufficio dall’oggi al domani. Anche lo stress per la crisi economica, la possibile perdita del posto di lavoro, le restrizioni sociali di questa fase storica ostacolano naturalmente la creatività e non dipendono dal luogo. Nessuno dice che sia facile, ma l’uomo ha creato fantastiche opere d’arte e nuove
aziende durante le guerre più atroci.
La speranza è che dalla pandemia possiamo trarre un importante
insegnamento:
la consapevolezza che la creatività è un duro lavoro»